Il fiume lamone

Il fiume vissuto come BENE COMUNE costituisce un patrimonio della cui consistenza occorre avere consapevolezza. Dare risposte comprensibili e condivisibili a queste e ad altre domande, che tutti i partecipanti potranno porre nel corso del percorso partecipato, confidiamo possa contribuire a consolidare questa consapevolezza.

La sorgente del  Fiume Lamone è nel Comune di Borgo San Lorenzo (FI), in prossimità del Passo della Colla di Casaglia,  a 972 metri s.l.m,. Il bacino idrografico, sul versante nord della  dorsale appenninica, inizia  tra le cime del Faggeta e di Poggio delle Travi per declinare  verso   la pianura padana.
La sorgente è di tipo elocrena: l’acqua di falda emerge in maniera diffusa e forma piccole zone umide e piccoli rivoli, che si uniscono a formare il ruscello sorgivo. La portata iniziale è minima, ma in un breve tratto aumenta sensibilmente. Ciò è dovuto a numerose sorgenti laterali che alimentano il corso d’acqua. Da una di queste sorgenti collocata  a monte di Casaglia, fuoriesce acqua sulfurea.  Dopo un percorso di quattro chilometri, il fiume Lamone entra in territorio del Comune di Marradi.  Il percorso è incassato, sovrastato da una folta vegetazione, caratteristiche proprie di un corso d’acqua montano. In  località Valbura, sono presenti delle rapide. E’ attiva una centrale di produzione idroelettrica.

Da questo punto inizia un tratto che si presta, non senza qualche interruzione, ad essere percorso in kaiak. In prossimità di Crespino sul Lamone, la portata d’acqua del fiume è sostenuta e continua nel corso di tutti i mesi dell’anno. La località è conosciuta per le numerose fontane e sorgenti disseminate nel territorio circostante.

Il Lamone attraversa il Comune di Marradi per circa 20 chilometri. In questo tratto riceve l’apporto di numerosi fossi e rii. Il più importante è il Rio di Campigno, lungo 13 chilometri, che alimenta con le proprie acque uno degli acquedotti che forniscono acqua potabile alla valle, fino a Faenza. In località La Lontria è posto un secondo impianto di produzione di energia elettrica. A Marradi, la valle si amplia ed il paesaggio cambia sensibilmente.

Il bosco, in particolare i castagneti,  forma una cornice sui declivi, i terrazzi fluviali che si aprono sulle rive del Lamone si prestano a coltivazioni.  All’altezza dell’abitato di San Martino in Gattara, posto in sinistra idrografica ed in Comune di Brisighella, il Lamone segna per un breve tratto il confine tra Toscana ed Emilia Romagna per poi entrare definitivamente nella Provincia di Ravenna. Il 38% dei 515 km2 che compongono il bacino montano del fiume sono in Toscana.  Nel tratto compreso nel Comune di Brisighella il paesaggio muta profondamente. Nell’alto delle colline gli ulivi prendono il posto dei  castagni.  Il fiume scorre incassato, a volte quasi inaccessibile. A Fognano la valle si amplia ulteriormente. A Brisighella il Lamone lambisce il Parco della Vena dei Gessi Romagnoli. Le peculiarità geologiche del territorio determinano la presenza di  fonti di acque minerali  che alimentano lo stabilimento termale. L’idrologia di superfice ha subito negli ultimi decenni una radicale trasformazione a seguito della realizzazione intensiva e non pianificata di invasi, pozzi, attività estrattive, livellamenti agricoli che hanno profondamente cambiato il paesaggio.

A Faenza, in destra idrografica, si immettono nel Lamone le acque del torrente Marzeno. Drena un bacino idrografico di poco inferiore a quello del Lamone, raccogliendo gli apporti dei torrenti Tramazzo e Samoggia; la portata  di acqua è molto inferiore. A valle di Faenza il Lamone scorre tra  argini artificiali per oltre cinquanta chilometri fino al mare adriatico. Questo tratto ha subito profonde trasformazioni per tutto il trascorso millennio.

1 – LA GESTIONE DEL FIUME

1-01 A Chi appartiene il Lamone?

Appartengono allo Stato e fanno parte del demanio pubblico il lido del mare, la spiaggia, le rade e i porti; i fiumi, i torrenti, i laghi e le altre acque definite pubbliche dalle leggi …(*)  I beni che fanno parte del demanio pubblico sono inalienabili e non possono formare oggetto di diritti a favore di terzi ….(**)

Codice Civile –  (*) Art. 822 Demanio pubblico.  (**)Art. 823 Condizione giuridica del demanio pubblico

1-02 Chi gestisce il Lamone ed il suo assetto territoriale?

Nell’ambito delle deleghe che hanno decentrato i  poteri dall’Amministrazione Centrale dello Stato,  sulla base del D.P.R. n. 616/1977 e  successivi dispositivi di legge, le Regioni  hanno ricevuto  le funzioni di gestione del demanio idrico. La proprietà rimane allo Stato

La Regione Toscana ha,  a sua volta, trasferito  le competenze alle Provincie; nel caso del Lamone, la Provincia di Firenze è competente nel proprio ambito territoriale.

La DIREZIONE DIFESA DEL SUOLO, BONIFICA E RISORSE IDRICHE persegue lo scopo di disciplinare l’uso del demanio idrico e tutelare il territorio interessato dalla presenza di fiumi e di risorse idriche di superficie e sotterranee. Provvede alla  progettazione ed esecuzione di opere idrauliche. Rilascia pareri su progetti di altri Enti, autorizzazioni idrauliche per tutti gli interventi negli alvei dei fiumi . Esercita la  vigilanza sui corsi d’acqua e sul territorio ad essi pertinente;  opera  in caso di piena;  svolge funzioni di polizia idraulica ; commina  contravvenzioni per violazioni alla normativa in materia di acque pubbliche; rilascia  concessioni di suoli demaniali, determina e riscuote i canoni.

http://www.provincia.fi.it/territorio/difesa-del-suolo-bonifica-e-risorse-idriche

La L.R. Toscana n.79/2012 attribuisce al Consorzio di Bonifica della Romagna Occidentale, le competenze relative alla manutenzione del reticolo di gestione e delle opere di bonifica.

La  Regione Emilia-Romagna esercita direttamente la  gestione del Lamone dal confine di regione alla foce.

L’AUTORITA’ DI BACINO DEI FIUMI ROMAGNOLI Ha il compito di pianificazione e programmazione del territorio, di assicurare la difesa del suolo, il risanamento delle acque, la fruizione e la gestione del patrimonio idrico e la tutela degli aspetti ambientali nell’ambito dell’ecosistema unitario del bacino idrografico.

http://ambiente.regione.emilia-romagna.it/suolo-bacino/chi-siamo/autorita-di-bacino/bacini-romagnoli

IL SERVIZIO TECNICO DI BACINO Progetta e attua gli interventi di difesa del suolo. Svolge le funzioni di polizia idraulica. Gestisce il servizio di piena. Gestisce il pronto intervento e gli interventi di somma urgenza. Cura l’esecuzione delle verifiche tecniche in caso di dissesti, eventi alluvionali e sismici. Gestisce le aree demaniali mediante il rilascio delle concessioni. Gestisce le risorse idriche mediante il rilascio delle concessioni. Svolge le funzioni operative di protezione civile connesse ad eventi idraulici, idrogeologici e sismici. Cura il monitoraggio dei fenomeni di dissesto e collabora alla gestione della rete regionale di monitoraggio idrometeopluviometrico.

http://ambiente.regione.emilia-romagna.it/suolo-bacino/chi-siamo/servizi-tecnici-di-bacino/stb-romagna

1-03 Chi fa la sorveglianza?

Per la Provincia di Firenze alla DIREZIONE DIFESA DEL SUOLO, BONIFICA E RISORSE IDRICHE

Per la Provincia di Ravenna al IL SERVIZIO TECNICO DI BACINO ROMAGNA

1-04 C’è un’azione di  coordinamento sul Lamone tra  Toscana ed Emilia-Romagna?

Relativamente al  Lamone, non vi è stato un organo specifico di coordinamento. In prospettiva le funzioni verranno accorpate nella  costituenda  Autorità di Distretto Idrografico prevista dal D.Lgs 152/06 nell’ambito dell’attuazione della Direttiva 2000/60/CE.

Attualmente il territorio di competenza dell’Autorità dei Bacini Regionali Romagnoli è stato collocato all’interno del distretto dell’Appennino Settentrionalecon capofila l’AdB dell’Arno, entità amministrativa a tutt’oggi priva di decreti attuativi e non in grado di operare.

Attualmente si dibatte sulla revisione dei confini dei distretti di bacino delineati nel D.Lgs 152/2006 con possibilità che le funzioni e le competenze attualmente svolte dalla AdB Romagnoli, come del resto quelle delle AdB del Reno e del Conca – Marecchia,  possano trovare una nuova collocazione in seno alla struttura gerarchica – funzionale del nuovo distretto Padano.

Questa possibilità rischia di lasciare indeterminata la gestione dei bacini idrografici posti a scavalco tra Emilia-Romagna e Toscana che, se non gestiti amministrativamente in modo unitario e coordinato, in tema di difesa del suolo, risulterebbero sottoposti all’azione pianificatoria di uffici dell’Emilia-Romagna e alla competenza di programmazione e gestione degli interventi di uffici provinciali e regionali della Toscana.

2 – IL FUNZIONAMENTO DEL FIUME

2-01 Da dove proviene l’acqua del Lamone?

Le acque meteoriche (provenienti dall’atmosfera), pioggia o neve, che cadono sulla superficie terrestre scolano, allo scopeto o nel sottosuolo, verso uno stesso solco di scarico, l’impluvio (fiume). Detto impluvio è delimitato da un’ideale linea spartiacque perimetrale, il bacino idrografico o imbrifero, e può essere provvisto di bacini minori dipendenti (fossi, scoli, rii, torrenti e fiume).

L’impluvio principale del territorio collinare e montano in esame è il Fiume Lamone, il primo per lunghezza dei fiumi romagnoli (97 km.). Esso ha origine dall’Appennino Toscano presso Colla di Casaglia ed entra in Provincia di Ravenna a S. Martino in Gattara (frazione del Comune di Brisighella).

Il bacino idrografico o imbrifero nasce dalla dorsale appenninica, fra le cime del Faggeta e di Poggio delle Travi; si estende, come d’altronde la maggior parte dei bacini del versante nord dell’Appennino Tosco-Emiliano, in forma alquanto stretta e allungata. Fanno parte del bacino del Lamone i Torrenti: Acerreta, Marzeno, Tramazzo, Ibola, affluenti del medio e basso corso. Fra i numerosi affluenti il più importante è il Torrente Marzeno, che scorre in gran parte nel territorio forlivese e confluisce in destra del Lamone, in prossimità della città di Faenza, a monte della Via Emilia. A sud della Via Emilia il Lamone riceve altri affluenti, molti dei quali hanno carattere tipicamente torrentizio, e per alcuni periodi dell’anno si presentano quasi completamente in secca, essendo costituiti essenzialmente da acque piovane.

A valle della Via Emilia, il Fiume Lamone si presenta arginato, riceve lo Scolo Cerchia in destra e prosegue fino al mare, dove sfocia in corrispondenza di Marina Romea, senza ricevere nessun altro affluente.

L’intero bacino imbrifero del Lamone comprende la sua vallata e quelle del Marzeno e del Tramazzo, ed ha una superficie di 530 kmq. (515 kmq alla chiusura del bacino montano) di cui 60 kmq in territorio toscano, in Provincia di Firenze.

2-02 Quale è il regime idrologico attuale?

Senza alcun dubbio il Lamone è contraddistinto da carattere torrentizio. L’apporto idrico è legato a piogge periodiche. La portata raggiunge un massimo principale in primavera ed uno secondario in autunno. I minimi di portata (magre e asciutte) si riscontrano in estate e in inverno.

Il carattere torrentizio del F. Lamone si osserva bene dal bilancio dei volumi disponibili alla sezione a valle della immissione del T. Marzeno, zona che può essere considerata di chiusura del bacino idrografico montano.  Nel periodo da novembre a maggio, al netto delle infiltrazioni sotterranee e dei prelievi idrici, sono disponibili 90.644 Mmc. Mentre nel periodo  da giugno a ottobre i volumi disponibili sono molto meno, pari a circa 4.148 Mmc.

Il bacino del Lamone presenta grossi problemi di qualità delle acque derivanti soprattutto dalla scarsità della risorsa naturale nel periodo estivo e dall’elevata idroesigenza delle culture presenti all’interno del suo bacino idrografico. La regolazione deve quindi, per puntare ad una tutela dei minimi deflussi vitali, cercare di ridurre l’onerosità degli attingimenti e, dove possibile, promuovere la realizzazione di invasi artificiali per sopperire alle esigenze dell’agricoltura nei mesi estivi, in cui vi è la maggior esigenza e scarsità della risorsa idrica, senza causare danni ecologici irreversibili all’ambiente fluviale.

2-03 Quali sedimenti trasporta a valle la corrente?

Leonardo Da Vinci, che ebbe occasione di percorrere la valle del Lamone, nel Codice Leicester, annota “L’acqua, che più corre, è più potente e più consuma il fondo  … … e così quando cava e quando riempie, dove toglie e dove poni. Cosi senza alcuna requie sempre remove o confina chi cò lei confina

In un clima caldo umido, come quello in cui ricade il bacino idrografico del Fiume Lamone, l’azione degli agenti atmosferici tende a disgregare la roccia con formazione di residui che vengono poi trasportata a valle dalla gravità o dall’azione delle acque di dilavamento. Le particelle derivanti dalla disgregazione della roccia (ciottoli, sabbia, limo, argilla) sono trasportate dall’acqua verso gli impluvi dove si raccolgono a costituire i depositi sedimentari dei corsi d’acqua. Durante il trasporto le particelle subiscono un’azione meccanica di ulteriore disgregazione con arrotondamento delle particelle costituenti il sedimento. In questo modo osservando dei granuli o dei ciottoli, in base al loro grado di arrotondamento, possiamo valutare lo stadio di percorrenza dei sedimenti.

Anche la corrente di acqua che fluisce nell’alveo del fiume ha una certa capacità erosiva e con la sua azione, in particolare nella parte alta dove maggiore è l’energia, tende ad erodere il fondo.

2-04 Dove si accumulano i sedimenti trasportati dalla corrente?

Per i depositi sedimentari il sistema idrografico può essere considerato come un nastro trasportatore: una zona di carico, in genere la parta alta del bacino idrografico, una zona di trasporto, la zona intermedia, e una zona di scarico corrispondente alla zona di valle, dove diminuiscono le pendenze e quindi anche la forza trasportatrice della corrente idrica.

In questo modo, quando il corso d’acqua arriva nella zona di pianura, subisce una brusca diminuzione di pendenza con improvviso calo di velocità e deposizione dei materiali più grossolani come le ghiaie. Si vengono così a formare dei corpi a forma di ventaglio chiamati “conoidi di deizione”. I sedimenti più fini come le sabbie, i limi e le argille vengono trasportati più valle, nella pianura alluvionale.

Nei periodi delle piene, cioè quando è massima la capacità di trasporto solido dei corsi d’acqua, nelle zone di pianura, in condizioni naturali, l’acqua esonda e si spaglia nella piana con rapida diminuzione della velocità e deposizione dei sedimenti più grossolani, come le sabbie, che vanno poi a costituire il corpo degli argini naturali del tratto alluvionale dei corsi d’acqua. I sedimenti più fini, i limi e le argille, sono trasportati dall’acqua esondata nelle bassure, le paludi, dove decantano, nel tempo, esondazione dopo esondazione si accumulano, andando a costituire depositi di terreni fini, limoso argillosi.

Entrando nel merito dell’asta principale del Fiume Lamone si osserva che la dinamica fluviale del Lamone è contraddistinta da processi di erosione e trasporto variabili dal punto di vista spaziale. Lungo tutto il tratto in esame appaiono diverse opere strutturali, quali briglie, soprattutto nel tratto più a monte; la presenza di queste garantisce la stabilità dell’alveo e quindi dei versanti. Non si intravedono zone eccessivamente critiche se non alle progressive chilometriche 16.50, 26 e 45.

Nel primo caso siamo poco a monte del ponte sulla Strada Brisighellese-Ravennate N.302  nei pressi dell’abitato di Ca Rio Fuori. Il tratto qui è rettilineo e viene prima di un forte meandro a valle del ponte; in effetti a valle dell’opera si osserva una leggera tendenza alla deposizione di materiale solido.

Alla progressiva 26, in zona Fognano, subito a valle del ponte stradale si riscontra capacità di erosione mentre verso la briglia poco lontana si ha tendenza a deposizione; non avendo informazioni relative a questo manufatto, in particolare quote e dimensioni, il risultato riscontrato potrebbe non essere fedele alla condizione in atto.

L’altra zona di scavo la troviamo alla progressiva 45 in località Galamina, 500 m circa a monte della chiusa del Lamone. Poco prima della chiusa l’alveo appare in stato di deposizione per poi ritornare in leggera erosione a valle della chiusa.

Complessivamente si stima un apporto solido medio annuo (trasporto sospeso e trasporto di fondo) alla chiusura del tratto preso in considerazione pari a 200.000 m3 di sedimento.

Lo studio dei sedimenti del trasporto solido del Fiume Lamone mostra, allo stato attuale, una generale stabilità del fondo dell’alveo.

La capacità di trasportare e depositare i sedimenti nella pianura alluvionale da parte del Fiume Lamone è stata sfruttata dall’uomo per bonificare ampie zone impaludate con la costruzione di casse di colmata con la funzione di ricevere le piene del fiume con il suo carico di sedimenti. In questo modo, piena dopo piena, si innalzava il livello del suolo permettendo così il drenaggio dell’area.

Alcuni resti delle grandi paludi del Lamone, bonificate per colmata, costituiscono una testimonianza di ambienti un tempo assai diffusi nel litorale e attualmente quasi scomparsi con l’avanzare dell’interramento delle valli.

I due tronconi residui sono compresi fra lo Scolo Rivalone e il Canale Fossatone e divisi dall’alveo artificiale del Fiume Lamone; il primo (di 271 ha.) comprende le Valli Foschina, Brandolina e Amadora, e viene comunemente denominato Valle Mandriole o Valle della Canna; il secondo (di 186 ha.) è formato dalla Valle Zorabini, dalla Bassa della Vigna e dalla Valle delle Punte, ed è noto col nome di Punte Alberete.

Le due aree sono nettamente differenti, come è facile intuire dai loro nomi. La Valle della Canna, perennemente e completamente allagata, è una distesa di fitti canneti; ben più vario, invece, il paesaggio di Punte Alberete, in cui alle zone sommerse si alternano staggi su cui alligna una delle rare presenze (sicuramente la più preziosa) delle antiche foreste umide padane.

2-05 La costa, all’estuario del Lamone, si espande?

A seguito di importanti interventi artificiali nel tratto di  costa adiacente allo sbocco del Lamone, le correnti marine che prevalentemente scendono in direzione sud oltre ad ostacolare l’uscita dei sedimenti limosi presenti nelle acque del fiume, attuano una costante erosione del tratto costiero che periodicamente deve essere ripristinato. Senza una costante opera di ripascimento, la costa arretrerebbe. Questa situazione  è destinata ad accentuarsi per la concomitanza di altri eventi come la subsidenza che causa un costante sprofondamento del suolo. I mutamenti climatici spingono verso un progressivo innalzamento del livello del mare Adriatico e l’intensificazione di attività erosiva  della costa a causa di mareggiate sempre più frequenti ed intense.

2-06 Quali funzioni ecologiche svolge il Lamone lungo il suo corso?

Il fiume, comprendendo l’alveo bagnato,  il letto inondabile e le zone spondali, costituiscono un vero e proprio corridoio ecologico. Consente la comunicazione di ecosistemi in successione; in equilibrio costante che si supportano vicendevolmente. Semplificando notevolmente, le comunità biologiche che popolano il corso d’acqua, beneficiano  del materiale organico, ricco di nutrienti, trasportato dalla corrente. Questo consente l’insediamento di catene alimentari in successione, con caratteristiche che si adattano alla tipologia ed alla quantità di detrito organico (essenzialmente legno, foglie, ecc.). Innumerevoli altre variabili condizionano i diversi ecosistemi fluviali; ampiezza e morfologia dell’alveo, velocità della corrente e caratteri idrologici, temperatura e chimismo, substarato, copertura vegetale, sulle rive, irraggiamento solare ed altro ancora. L’alveo bagnato si restringe e si amplia ciclicamente, nei momenti di magra e nelle situazioni di piena. In questa fascia, inondata o meno,  si verifica una continua ricolonizzazione ed abbandono da parte di specie vegetali ed animali che si alternano. Il fiume è direttamente interconnesso con gli ambienti terrestri adiacenti ed i suoi frequentatori. Le sponde vegetate vengono chiamate zone di ecotono; ovvero di transizione tra due sistemi ecologici: inondato o asciutto. Tanto la flora quanto la fauna vegetano o proliferano in funzione dello stato del fiume. Nel rigoglio della prima, la seconda trova nutrimento, rifugio e condizioni per la riproduzione delle specie.

2-07 L’acqua salata del mare Adriatico risale lungo  il fiume?

Il combinato di un abbassamento del tratto terminale a seguito del fenomeno di subsidenza della costa e l’innalzamento del livello del mare Adriatico spinge l’acqua salmastra del mare all’interno del Lamone. Questa spinta si esercita direttamente all’interno dell’alveo fluviale, soprattutto nei periodi siccitosi per il limitato afflusso di acqua dolce. Indirettamente si esercita sui suoli circostanti per infiltrazione e sale in superficie per capillarità, in quanto non contrastata da acque dolci  di precipitazione o di scorrimento in superficie.

2-08 Acque e sedimenti del Lamone hanno un ruolo nella vita delle acque dell’Adriatico?

Per le stesse considerazioni addotte al punto 2.5, il forte contrasto delle correnti ed la limitata quantità  idrica che arriva al mare non consentono alla massa organica contenuta nell’acqua che arriva al mare, di incidere significativamente nel la vita delle acque del mare Adriatico

2-09 Quali specie faunistiche sono presenti nelle acque e nel bacino del fiume?

http://dbiodbs.units.it/carso/chiavi_pub21?sc=430

2-10 Quali specie floristiche vegetano lungo il fiume Lamone?

http://dryades.units.it/lamone

Mappa della sezione Ovest del fiume Lamone
Mappa della sezione Est del fiume Lamone

3 – INSEDIAMENTI ED OPERE SUL FIUME LAMONE

3-01 Quali i principali insediamenti sul fiume Lamone?

In Comune di Marradi sono attualmente in funzione due centrali idroelettriche

In località VALBURA delle Società Elettrica Romagnola (S.E.R.)

In località LA LONTRIA di ENEL Green Power

3-02 Cosa rimane degli insediamenti del secondo millennio?

Importanti sul fiume Lamone, sono stati i mulini che traevano forza motrice dalle acque del fiume

Ora quelli rimasti non sono più in diretta relazione con le acque del fiume. Lo stesso dicasi per la cartiera a monte di Faenza di cui si ha il ricordo per aver mantenuto il toponimo.

3-03 Quale è la  modalità di gestione degli insediamenti attuali?

Attualmente non vi sono insediamenti strettamente collegati al fiume. Quelli adiacenti sono comunque separati e gestiti alla stregua degli insediamenti lontani dal fiume.

4 – L’IMPORTANZA ECONOMICA DEL LAMONE

4-01 Quali risorse offre il Fiume Lamone?

Nell’attuale contesto economico, l’acqua è la sola risorsa.

4-02 Quale è l’importanza della produzione idroelettrica del Lamone?

Al momento sono attive tre centrali idroelettriche oltre a Valbura e La Lontria in Toscana, San Cassiano in Comune di Brisighella

Altre due sono in attesa di avviare la produzione Pieve di Tho ed Errano.

4-03 Quali attività impiegano l’acqua del Lamone?

Oltre alla produzione idroelettrica, soprattutto l’agricoltura sfrutta le acque del Lamone.

4-04 Quale turismo e quali opportunità per il tempo libero sul Lamone?

MOBILITA’ DOLCE ALLA FOCE DEL LAMONE

“ SLOW TOURISM” PARTENDO DAL CASETTO QUATTROCCHI

Il Casetto Quattrocchi, una vecchia costruzione su un dosso barenicolo della valle prima del nuovo corso del Lamone,,è stato  ristrutturato di recente dal Comune di Ravenna, ora  in un contesto verde e spazioso. L’interno, pur ristretto, è accogliente, rifinito in legno, con un grande camino al piano terra. Si trova sotto l’argine destro del fiume Lamone, a circa 4 km. dalla foce. E’ veramente un punto strategico, ideale come partenza per le passeggiate lungo itinerari naturalistici di grande pregio. Sono luoghi compresi nella Stazione Pineta San Vitale e Pialasse di Ravenna del Parco del Delta del Po, che meritano di essere frequentati nel rispetto delle regole della “fruizione sostenibile”, magari accompagnati da guide o da esperti che fanno conoscere più di quello che gli occhi vedono.

I 7 ITINERARI proposti si possono percorrere A PIEDI, IN BICICLETTA, A CAVALLO O IN BARCA.

1) ARGINI

Saliamo sull’argine destro del fiume: lo si può percorrere verso est fino al mare, raggiungendo il lido di Marina Romea. E’ panoramico, da una parte  vediamo il Lamone, dall’altra la Pialassa Baiona.

Dal lato opposto, sotto l’argine sinistro, uno stradello sterrato conduce alla strada litoranea e si innesta in una comoda pista ciclabile che porta a Casal Borsetti. Di qui si può proseguire fino al fiume Reno, raggiungere Sant’Alberto lungo l’argine delle Valli di Comacchio, per poi arrivare a Comacchio.

L’argine del Lamone è percorribile anche verso l’interno, a tratti a destra e a tratti a sinistra, fino a Boncellino e addirittura, se è stato effettuato lo sfalcio, fino a Faenza.

2) PINETA

Attraversando Via delle Valli, proprio di fronte al Casetto, ci si avvia verso la storica pineta di San Vitale, seguendo un sentiero che ci porta in più direzioni: ad esempio si arriva fino alla Ca’ Vecia, volendo fino alla Ca’ Nova, storiche case delle aie, e anche al Fossatone e alla chiesetta della Madonna del Pino.

In cammino verso la pineta  si incontrano una serie di caratteristici capanni  lungo il cosiddetto “Taglio”, un canale che porta acqua dolce nella pialassa, già emissario della cassa di colmata.

Un ponticello conduce all’interno della pineta, accessibile tutto l’anno salvo alcune limitazioni nei mesi estivi. La vegetazione è rigogliosa e varia: prevale il pino domestico, ma sono presenti altre specie come il pino marittimo, la farnia, albero autoctono, e un fitto sottobosco con piante in parte commestibili. La pineta è attraversata da nord a sud da una depressione allagata chiamata “Bassa del Pirottolo”.

3) PIALASSA

Per raggiungere la Pialassa Baiona dal Casetto si segue un sentiero verso est di fianco ai capanni alla destra di Via delle Valli. La pialassa è una laguna di acqua salmastra in collegamento con il mare attraverso il Canale Candiano. E’ una delle eccellenze, dal punto di vista ambientale, del Parco del Delta del Po ed è un piacere percorrerla in barca scoprendo le meraviglie degli angoli più nascosti e l’avifauna presente, dai fenicotteri alla beccaccia di mare, dagli aironi ai cigni, passando accanto alle postazioni di caccia, le cosiddette botti o tinelle, fino a raggiungere l’isola degli Spinaroni, luogo della memoria storica, legato alla resistenza.

Ci si immerge in un paesaggio fermo nel tempo per godersi il silenzio, la natura e splendidi tramonti.

4) PRATO BARENICOLO

Proseguendo nella stessa direzione si può raggiungere il Prato Barenicolo, punta estrema a nord ovest della pialassa. E’ un prato a volte sommerso dall’acqua salmastra, che muta colore nel variare della stagioni, pennellate di lilla per la fioritura del Limonium, pianta alofila protetta, pennellate di rosso quando la salicornia cambia colore verso la fine dell’estate. Questo spettacolo si può godere anche proseguendo, cioè  costeggiando il lungo valle di Marina Romea che da nord prosegue verso sud fino alla torretta di osservazione dietro l’abitato.

5) BARDELLO

Oltre l’argine sinistro del Lamone, attraversato il ponte sulla statale Romea, si può presto raggiungere a destra uno sterrato che ci porta alla prateria allagata di acqua dolce denominata Bardello. La sua principale caratteristica è la spettacolare fioritura primaverile delle orchidee acquatiche, frammista ad altre specie come il gladiolo selvatico. Questa prateria è incorniciata da una pineta percorribile fino a Casal Borsetti.

6) VALLE DELLA CANNA O VALLE MANDRIOLE

Dallo stradello sterrato che porta al Bardello si può raggiungere anche la torretta di osservazione di Valle Mandriole. Si attraversa la statale Romea con un sottopasso di collegamento. L’accesso alla Valle è consentito solo fino alla torretta ma vale la pena arrivarci e salire perchè dall’alto si ha un’ampia visione del paesaggio terracqueo, caratteristico della nostra zona, che è richiamo per varie specie di uccelli quindi luogo ideale per i birdwatchers.

7) PUNTE ALBERETE

E’ la foresta allagata sopravvissuta alla grande cassa di colmata, compresa tra il fiume Lamone e il canale Fossatone. Dal Casetto si raggiunge al di là della Romea, con un altro sottopasso; si arriva così all’estremo nord della foresta e di qui si può seguire il perimetro esterno dei biotopo in un percorso anche ciclabile. L’accesso principale per andare all’interno dell’oasi si trova a poca distanza, sulla via Romea. Una volta entrati ci si lascia prendere dalla magia del luogo: un intreccio di piante igrofile, voci di uccelli e fiori dai vivaci colori, dominante l’iris giallo a primavera.

Gli itinerari sono ben segnalati da cartelli indicatori, non resta che esplorare…

Testo a cura di Gianna Lugaresi

COMITATO ACQUETERRE . RAVENNA

5 – LA REGIMAZIONE DELLE ACQUE DEL LAMONE

5-01 Come si svolge la previsione e la sorveglianza delle piene del Fiume?

Nell’ambito del complesso Sistema  della Protezione Civile, ogni anomalia climatica  (piogge, nevicate, mareggiate, forti venti, ecc.) viene segnalata attraverso un bollettino emerso periodicamente.  All’occorrenza viene attivata una procedura di emergenza articolata in tre fasi distinte. 1 – Attivazione. Si attivano i responsabili delle procedure di intervento di pronta reperibilità. 2 – Preallarme. Viene richiamato in servizio il personale operativo ed i volontari della Protezione Civile. Attivati i servizi tecnici di supporto. 2 – Allarme. Tutto il personale viene dislocato sul territorio nelle aree di competenza.

5-02 Le piene, sono più frequenti o più forti negli ultimi anni?

I dati statistici confermano che le piene del fiume sono  più frequenti ed intense.

5-03 L’assetto del corso d’acqua e le opere al suo interno, hanno un effetto sulle piene?

Certamente, anche se in misura diversa. Nel tratto montano opere trasversali, costituite da soglie o briglie, realizzate a partire dal secolo scorso con lo scopo di trattenere parte del trasporto solido, riducendo la pendenza dell’alveo, attenuano anche l’energia cinetica della massa d’acqua. Laddove l’alveo ha la possibilità di espandersi trasversalmente accogliendo masse consistenti di fluido, le pene vengono rallentate. Nel tratto planiziale, ristretto tra gli argini,  le esigenze idrauliche richiedono di favorire massivamente il deflusso dell’acqua. La presenza di vegetazione in alveo particolarmente di alberi maturi, non solo costituisce elemento di rigidità; essendo soggetta a schianti in conseguenza di tempeste di vento, neve, piene, marcescenze ed attacco di parassitari incrementa notevolmente la massa trascinata a valle dalla corrente. Un tronco crollato trasversalmente in alveo origina innanzitutto una deviazione della corrente, accentuando l’effetto erosivo sulle sponde; costituisce una barriera che favorisce l’accumulo di altro materiale trasportato dalla corrente; sospinto ulteriormente  a valle, si ferma in corrispondenza delle pile dei ponti o di altre opere idrauliche favorendo un innalzamento del livello delle acque di piena. Altrettanto pericolo derivano dall’apparato radicale: se la pianta si trascina la zolla, nella ripa rimane un’ampia voragine  tale da provocare la progressiva erosione  ed il franamento della sponda.

5-04 Ci sono degli insediamenti potenzialmente minacciati dalle piene del Lamone?

Il Piano Stralcio di Bacino per il Rischio Idrogeologico  identifica innumerevoli punti da proteggere o adeguare con interventi specifici. San Martino in Gattara, Fognano, Brisighella, Sabbiani, C.Rotta-Cartiera. Tutti i ponti comprese le passerelle a Villanova e Traversara.

5-05 Si può costruire in aree potenzialmente soggette ad inondazione?

Si, rispettando precise prescrizioni. L’Autorità di Bacino ha elaborato una specifica mappatura del rischio idraulico e delle aree soggette ad inondazione. Questi elaborati sono sovraordinati anche ai piani regolatori comunali P.R.G. che ne devono tenere conto in fase di pianificazione. In particolare, per ogni area mappata come a rischio, viene definito il “tirante idrico” ovvero il livello di sicurezza da considerare per evitare il rischio di sommersione dei manufatti.

5-06 Quali sono le misure adottate per prevenire rischi di inondazione?

E’ operativo un articolato piano di manutenzione che ottimizza l’impiego delle risorse disponibili, pur evidenziando che il Lamone soffre di diffusi problemi di manutenzione ordinaria  e richiede il taglio di vegetazioni e sistemazioni spondali in misura molto maggiore di quanto le risorse disponibili possano consentire. A monte di Faenza non è più dilazionabile la realizzazione di aree di laminazione a salvaguardia della   Città e degli abitati a valle. La possibilità di accogliere senza rischi la  portata trentennale stimata a fine bacino montano (confluenza Lamone-Marzeno)  è al limite. Nell’eventualità di una  la portata stimata come evento a cadenza duo-centennale (1025 mc/sec)  non c’è la  possibilità di accogliere senza danni ingenti l’onda di piena.

5-07 Quali sono le misure adottate per prevenire la risalita del cuneo salino?

Il cuneo salino costituisce una penetrazione dell’acqua salmastra che risale dal mare, spinta da venti e correnti, laterale rispetto l’asta fluviale.   La progettazione prevede la realizzazione di una briglia al fine di favorire l’accumulo di acqua dolce in modo da contrastare con la propria spinta idrostatica la infiltrazioni di acque salmastre. Per mancanza di fondi, si è in posizionione di stallo e non si intravede la possibilità di passare alla fase operativa.

6 – LA QUALITA’ DELL’ACQUA DEL LAMONE

6-01 Qual è la qualità dell’acqua del Lamone?

La peculiarità del bacino, che si chiude in zona pedemontana, oltre la quale il fiume scorre pensile e arginato, consente di contenere la contaminazione delle acque nel tratto planizale.

Nel complesso, lo stato chimico delle acque che scorrono nel fiume Lamone è sostanzialmente buono. Dal punto di vista della distribuzione territoriale, i contributi di azoto ammoniacale sono apportati principalmente da fonti di pressione puntuali che si concentrano nelle zone di pianura maggiormente antropizzate: ciononostante, si rispetta la soglia del “buono” sia nelle stazioni pedemontane che di pianura. Spostandosi da monte verso valle, le concentrazioni di fosforo nelle acque tendono di norma ad aumentare in modo significativo, soprattutto in presenza di fonti di pressione puntuale rilevanti. Si osserva che la soglia del “buono” è rispettata sia nelle stazioni pedemontane sia in quelle di pianura.

Nell’ambito pedemontano, lo stato ecologico presenta alcune criticità dovute alle componenti macrobentoniche (gli organismi che vivono in stretto contatto con il fondo del fiume), che rivestono un ruolo fondamentale per la funzionalità degli ecosistemi acquatici.

Per quanto riguarda la ittiofauna, le acque del fiume Lamone sono designate come idonee alla vita dei pesci (Tipo “Ciprinicole”), nel tratto che si estende per 16 km dal confine della Provincia di Ravenna a sud di Fognano (in Comune di Brisighella). La stazione di monitoraggio delle acque dolci designate e classificate idonee alla vita dei pesci è situata in località Castellina – Via Ponte.

6-02 Ci sono tratti del fiume con criticità?

Il bacino del Lamone è caratterizzato da tratti con evidenti alterazioni morfologiche. La parte montana, inoltre, risente del regime torrentizio e dei numerosi prelievi che provocano, nel loro insieme, condizioni di stress idrico.

Il Lamone si presenta eutrofizzato nei dintorni di Faenza, a causa di tali prelievi che avvengono anche a monte della città e che non consentono di sostenere adeguatamente il fiume, soprattutto in relazione alle immissioni del depuratore urbano (comunque a norma di legge). A fronte di un’artificiale omogeneizzazione morfologica del fiume, la qualità chimica risente positivamente dell’immissione delle acque prelevate attivamente dal CER – Canale Emiliano-Romagnolo che, nello scendere verso valle, permettono la diluizione dei nutrienti.

6-03 Cosa sono gli “obiettivi di qualità” e cosa impone la normativa europea?

L’Articolo 4 della Direttiva 2000/60/CE individua gli “obiettivi ambientali”. In generale, tali obiettivi mirano ad impedire il deterioramento dello stato di tutti i corpi idrici superficiali e a raggiungere un buono stato delle acque, sia ecologico che chimico, entro il 2015 fatta salva la possibilità di fissare specifiche proroghe con orizzonti temporali più a lungo termine.

6-04 Quali sono gli obiettivi individuati per il Lamone?

Gli obiettivi individuati per il fiume Lamone dal Piano di Tutela delle Acque sono stati aggiornati dal Piano di gestione del Distretto Idrografico dell’Appennino Settentrionale. Nello specifico, il Piano prevede il raggiungimento dell’obiettivo “buono” al 2015 per tutto l’ambito montano e pedemontano, caratterizzato da corpi idrici naturali, mentre fissa l’obiettivo “buono” al 2027 per tutti i tratti considerati fortemente modificati in virtù delle forti alterazioni morfologiche.

6-05 Traverse e sbarramenti influiscono sulla qualità delle acque fluviali?

I corsi d’acqua della regione Emilia-Romagna sono caratterizzati dalla presenza di numerose opere idrauliche, principalmente realizzate e mantenute per garantire il contenimento del rischio idraulico, che causano un’interruzione del naturale continuum fluviale e/o un irrigidimento ed artificializzazione delle fasce ripariali, con conseguenti alterazioni morfologiche degli ecosistemi fluviali. Una parte delle traverse presenti nei corsi d’acqua è funzionale ad assicurare prelievi idrici; in tal caso, ne deriva anche una modificazione idromorfologica che può causare un’accentuazione della riduzione degli habitat naturali. Perciò, l’attuale normativa prevede l’analisi degli elementi idromorfologici a sostegno della definizione dello stato ecologico dei corsi d’acqua.

Anche il fiume Lamone è stato soggetto ad un monitoraggio morfologico, talvolta realizzato anche sul campo, che ha interessato quasi una ventina di tratti con caratteristiche omogenee. I risultati hanno evidenziato uno stato qualitativo prevalentemente “buono” o “moderato”; in un solo caso, si è rilevato uno stato “scadente”.

Tra le opere trasversali che interferiscono con le dinamiche costiere vanno citate quelle poste a protezione delle foci dei fiumi, dei canali di scolo e dei canali di bonifica, che includono anche quelle del fiume Lamone.

7 – I PESCI E LA PESCA NEL LAMONE

7-01: Quali specie di pesci popolavano il fiume a fine 1800 ?

Non si hanno notizie certe sull’argomento ma presumibilmente erano presenti tutte le specie autoctone ( SPECIE AUTOCTONE O INDIGENE: specie che vivono naturalmente in un’area e che non sono state introdotte dall’uomo in maniera intenzionale o accidentale ) non naturalizzate agli inizi del 1900.Es: cavedani, barbi, carpe, etc. Inoltre non essendo in quell’epoca il fiume in collegamento con le acque marine non vi era la presenza di specie eurialine ( caratteristica degli organismi acquatici di poter sviluppare notevoli variazioni in base al grado di salinità dell’acqua ). Es: cefali, anguille, latterini, etc.

7-02: Quali pesci sono presenti oggi nelle acque e nel bacino del fiume?

Purtroppo si assiste ad un graduale aumento delle specie alloctone ( specie che si diffondono al di fuori del loro naturale areale di distribuzione ) in sostituzione delle specie autoctone.

Vedere chiave dicotomica http://dbiodbs.units.it/carso/chiavi_pub21?sc=430

7-03: Ci sono specie scomparse o a rischio di estinzione ?

Ci sono specie scomparse di cui si hanno dati scientifici come lo storione, la lamprede, etc. ed altre che sono a rischio di estinzione o minacciate e che sono elencate  nella DIRETTIVA ACQUE 2000/60/CE e DIRETTIVA HABITAT 92/43/CE. Molte informazioni sono contenute nella pubblicazione “Condannati all’estinzione? Biodiversità, biologia,minacce e strategie di conservazione dei Pesci d’acqua dolce indigeni in Italia (ZERUNIAN, 2002 ).

7-04  Quali sono le azioni intraprese per salvaguardare la fauna acquatica?

Oltre alle Direttive sopracitate vi è la LEGGE REGIONALE N° 11 del 07/11/2012 – NORME PER LA TUTELA DELLA FAUNA ITTICA E DELL’ECOSISTEMA ACQUATICO E PER LA DISCIPLINA DELLA PESCA, DELL’ACQUACOLTURA E DELLE ATTIVITA’ CONNESSE NELLE ACQUE INTERNE  che prende in considerazione la salvaguardia della fauna acquatica attraverso limitazioni nei periodi di pesca, nelle zone, nei quantitativi di cattura e nell’utilizzo delle attrezzature.

8 – LE ACQUE SOTTERRANEE

8-01 Quali sono le caratteristiche delle acque sotterranee della conoide del Lamone?

La conoide alluvionale del Lamone è distinta in tre corpi idrici sotterranei: uno libero, collocato nella porzione apicale di conoide, caratterizzato da falda libera; due confinati, sovrapposti in profondità (superiore e inferiore), collocati più a valle rispetto quello libero e non in contatto diretto con la superficie. Questa struttura della conoide alluvionale influenza le caratteristiche chimiche e quantitative delle acque sotterranee del Lamone. Nella porzione di conoide libera, la falda è direttamente in contatto con la superficie topografica e rappresenta la zona di ricarica diretta delle acque, per infiltrazione delle acque sia di precipitazione, sia del torrente Lamone. È questa la zona più vulnerabile, dove l’acqua ed eventuali contaminanti possono raggiungere le porzioni più profonde e confinate della conoide. Le acque sotterranee, che nella porzione libera di conoide si trovano in ambiente generalmente ossidante, muovendosi verso le porzioni confinate e più profonde, si vengono a trovare naturalmente in ambiente progressivamente riducente, e ciò ne modifica gradualmente le caratteristiche chimiche.

8-02 Queste acque sotterranee sono di buona qualità?

La qualità delle acque sotterranee della conoide del Lamone varia in funzione della vulnerabilità che caratterizza i tre corpi idrici sotterranei in cui viene distinta la conoide. Mentre l’acqua nei due corpi idrici confinati (superiore e inferiore) risulta di buona qualità, in quello libero, che rappresenta la zona di ricarica diretta delle acque sotterranee, la qualità risente dell’uso di fertilizzanti azotati e dello smaltimento agricolo di reflui zootecnici, oltre alla presenza di sostanze di origine industriale.

8-03 Tutte le acque sotterranee sono adatte all’uso potabile?

La qualità delle acque destinate al consumo umano viene stabilita dal D. Lgs. 31/2001, che prevede concentrazioni limite per diverse sostanze chimiche, frequenze e modalità di controllo. Le attività di approvvigionamento e controllo periodico delle acque ad uso potabile possono contemplare trattamenti specifici finalizzati alla potabilizzazione delle acque che dovessero alla fonte avere parametri chimici non rispondenti alle concentrazioni imposte per il consumo umano. Ciò può avvenire oltre che per contaminazione da attività antropica anche a causa della presenza naturale di specie chimiche a seguito dell’interazione acqua sotterranea con la matrice geologica dell’acquifero.

8-04 Quali fattori possono alterare la qualità delle acque sotterranee?

I fattori che possono alterare la qualità delle acque sotterranee sono riconducibili alle diverse pressioni antropiche, come ad esempio quelle che possono direttamente o indirettamente contribuire all’immissione nelle acque sotterranee di contaminanti determinando un incremento delle concentrazioni rispetto alle concentrazioni naturalmente presenti nell’acquifero. Risulta pertanto importante caratterizzare le concentrazioni naturali di diversi parametri chimici prima di definire un potenziale impatto antropico. Nelle porzioni confinate di conoide alluvionale possono essere naturalmente presenti concentrazioni elevate di ferro (come avviene nella conoide confinata del Lamone), manganese, ione ammonio, arsenico, ecc. derivanti da processi idrogeochimici naturali. La presenza invece di nitrati, sostanze clorurate, fitofarmaci, ecc. è indicativa di attività antropiche impattanti sullo stato chimico delle acque sotterranee, in particolare ciò si riscontra nelle zone di ricarica come avviene nella porzione libera della conoide del Lamone.

9 – L’AMBIENTE  NATURALE

9-01  Come si è evoluto l’ambiente naturale nel bacino del Lamone?

Nella seconda parte del 1900 le acque del Lamone sono state oggetto dell’intensificazione di molteplici usi da parte dell’uomo, quali l’irrigazione di terreni agricoli, l’impiego massivo di fertilizzanti e pesticidi in agricoltura, lo smaltimento di scarichi civili e industriali in forma liquida,   l’alterazione dell’alveo dovuto sa prelievi di inerti per l’edilizia, la costruzione di sbarramenti, opere di drenaggio e canalizzazione, ecc. Mai sono state tenute in considerazione le esigenze delle comunità biotiche e delle singole specie ittiche.  Nei mesi estivi i prelievi incontrollati prosciugano ampi tratti di fiume. In altri tratti di fiumi, scorrono per chilometri solo scarichi di depuratori non diluiti convenientemente. Conseguentemente diverse specie si sono estinte ed altre sono a rischio di estinzione.

9-02 Qual è l’importanza ecologica del corridoio fluviale?

Oltre ad essere sede di una grande diversità biologica, il corridoio fluviale mette in connessione due ecosistemi: l’idrosistema (letto minore e piana inondabile) ed  il sistema ripariale ecotonale (comunità vegetali e animali che sono strettamente connesse alle caratteristiche fisiche del fiume e ai suoi processi) I corsi d’acqua hanno la caratteristica di realizzare un collegamento di particolare rilevanza da monte a valle. In questo contesto ecologico le specie animali possono muoversi liberamente; le specie vegetali possono crescere facilmente avendo a disposizione acqua in abbondanza.

9-03  Quale impatto ha l’eccesso di prelievi delle acque sull’ecosistema?

L’alterazione delle caratteristiche morfologiche dell’alveo e delle caratteristiche chimico-fisiche, soprattutto l’acidificazione  delle acque hanno come conseguenza prima la distruzione degli habitat ed un forte ridimensionamento delle nicchie ecologiche.

9-04  Perché dovremmo rivitalizzare il Lamone?

Un ambiente fluviale con un alto tasso di naturalità e biodiversità è innanzitutto conveniente sotto il profilo igienico. Porre attenzione alla conservazione a lungo termine della natura è essenziale per la nostra stessa sopravvivenza. Depauperando e degradando una risorsa come l’acqua  mettiamo a rischio una buona qualità della vita per la nostra specie e per le generazioni future. L’uomo è, senza equivoci,  parte della natura, dentro la natura e sottoposto alle sue leggi.

9-05  Ci sono le condizioni per perseguire una politica di rivitalizzazione del Lamone?

Certamente, occorre uno sforzo corale, ciascuno deve dare il proprio contributo anche astenendosi da azioni negative nei confronti dell’ambiente. Il Lamone non è un corso d’acqua compromesso. Se riuscissimo a porci nell’ottica di rispettare il fiume,  ovvero limitare l’attività antropica ad un  livello inferiore alla capacità degli ecosistemi di sopportarle, in breve tempo la natura riprenderebbe il sopravvento. Se ne gioverebbe la Comunità ed i Cittadini tutti.

9-06 Quali specie floristiche vegetano lungo il fiume Lamone?

In collaborazione con l’Associazione ARCA e l’Università di Trieste è stata realizzata una chiave per la determinazione di tutte le specie floristiche presenti sul fiume Lamone.

Chiave di identificazione http://dryades.units.it/lamone

10 – CULTURA E PATRIMONIO

10-01 Quali sono le evidenze archeologiche del fiume Lamone?

Quali sono i siti e i musei visitabili?

La  valle del fiume Lamone è un’ importante direttrice di traffico tra l’Italia peninsulare e la Pianura Padana fin dalla preistoria.

Al Paleolitico Inferiore (200.000 anni fa) risalgono i primi manufatti del territorio in esame, realizzati probabilmente dall’Homo Erectus.

Essi erano strumenti in selce o ftanite scheggiati e furono rinvenuti lungo la fascia pedemontana dell’Appennino faentino a Oriolo dei fichi, Pergola e al Persolino.

Mancano attestazioni del Paleolitico Medio (Homo Neanderthalensis) e del Paleolitico Superiore (arrivo in Europa dell’Homo Sapiens Sapiens).

Il Neolitico (VI-V-IV millennio a.C)  è attestato a Faenza presso Fornace Capuccini.

Qui un fossato anulare e un gruppo di strutture scavate nel terreno suggeriscono la presenza di un abitato in cui si rinvennero le prime ceramiche, strumenti in ossidiana e selce, falcetti con armature litiche utilizzati in agricoltura e macine in pietra per la macinatura dei cerali.